mercoledì 6 febbraio 2013

Django Unchained

Regia: Quentin Tarantino
Attori: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington 
Genere: Western

1858 da qualche parte nel Texas. King Schultz, un dottore tedesco, cacciatore di taglie, viaggia su un carro da dentista ed è alla ricerca dei fratelli Brittle che dovrà consegnare alle autorità, vivi o morti, perché su di loro pende una grossa taglia. Per trovarli, si fa aiutare dallo schiavo Django al quale promette la libertà dopo aver compiuto la ricerca.
Così, Schultz e Django si mettono alla ricerca dei criminali. Il viaggio li condurrà nel profondo Sud, attraverseranno piantagioni di cotone e incontreranno tanti latifondisti che possiedono molti schiavi. Ma, Django ha anche un altro obiettivo, cercare sua moglie, Broomhilda che è stata venduta come schiava al perfido Calvin Candie.


Non chiamatelo genio. Tarantino in Django Unchained si è mostrato maturo e professionale come non mai. Ha scelto il genere spaghetti western e ha fatto partire il film con i titoli di testa in rosso, sulle note di Django di Luis Bacalov e cantata da Rocky Roberts e lo ha fatto terminare con il mitico brano di Franco Micalizzi, Lo chiamavano Trinità. Omaggia, fin dall'inizio, Sergio Corbucci con il suo Django del 1966 il cui protagonista è Franco Nero che, in questo film, compare in un cameo (tuttavia non convincente).

Cast brillante. Partiamo da Christoph Waltz nel ruolo del dottore tedesco. Delizioso, un mostro di bravura, con quella mimica malefica e beffarda ad un tempo, da gentiluomo e vezzoso a feroce e temibile. Uno vero spasso. Non a caso ha vinto come attore non protagonista il Golden Globe (il secondo, il primo lo ha vinto con Bastardi senza gloria nella medesima categoria)Ha ricevuto anche la candidatura agli Oscar e si spera vinca (si incroci tutto ciò che si possa incrociare, perché davvero si merita quella statuetta).


Personaggio principale è Django interpretato a meraviglia da Jamie Foxx. Chi non si è rifatto gli occhi con lui? Fisico statuario e sguardo profondo, ottima recitazione. Bravissimo.
Poi c’è Leonardo di Caprio nel ruolo del cattivo latifondista del Mississipi. E che cattivo. E' convincente, fermo nel suo suo ruolo, compiaciuto e felice di urlare e trattare male i suoi schiavi.


A proposito di schiavi, Samuel L. Jackson è stato straordinario nel vestire i panni e gli anni di un anziano capo della servitù. Al quinto film di Tarantino, Jackson veste un ruolo molto controverso. Si sente al pari dei bianchi, chiamando in modo razzista "negri" altri uomini di colore, ma è sempre uno schiavo agli ordini del suo padrone. E poi c’è la bellissima Kerry Washington nel ruolo di Broomhilda Von Shaft, non la classica eroina tarantiniana, ma schiava di Calvin Candie e moglie di Django che, tuttavia, porta con sé quella giusta dose di calore e amore al film che altrimenti sarebbe solo pistolettate, sangue e malvagità.


Sensazione di voler spaccare qualcosa. Appena terminato la visione del film è questa la sensazione che si ha in corpo. Django Unchained non ha freni, è pulp ed è drammatico, è insolente, quanto adrenalinico. Si riesce a mantenere la giusta tensione tanto che è difficile staccare gli occhi dal grande schermo.


Schiavitù e giustizia. Il tema trattato è chiaro. Il razzismo e la schiavitù sono messi in risalto in modo superbo. Il regista ha, senza ombra di dubbio, parodiato, calcando la mano, su quelli che sono temi cruciali della storia dell’uomo. Il primo fra tutti il razzismo e la schiavitù, ma anche la questione del Ku Klux Klan (si pensi alla scena della spedizione punitiva contro Django e il dottore, quando si discute, anche a lungo, sul fatto che i buchi dei cappucci sono troppo piccoli). Poi, questo tema, come quello trattato in Bastardi senza gloria, è una rivisitazione che molti vorrebbero leggere sui libri di storia. Nel caso di Bastardi senza gloria per gli ebrei che hanno la meglio sui nazisti, e in Django Unchained per i neri che lottano e ottengono la loro libertà, privata dagli americani.

Critica. "Superficiale e razzista". E' così che Spike Lee ha definito il film. Ma come, proprio in questo film si mette in scena la ferocia e la barbarie dei bianchi contro i neri che, con difficoltà, riescono a riscattarsi (vogliamo vincere facile elogiando Lincoln, film in cui si respira a pieni polmoni la politica che va premiata perché abolisce la schiavitù?!).


Che poi, Tarantino sia dissacrante è un altro paio di maniche. Chi se non lui, poteva mettere in scena un nero a cavallo, liberato da un tedesco, che percorrono il Texas, per giungere a Candyland e che sceglie liberamente di indossare un completo turchese da damerino del ‘700. Lo stupore non è solo nei volti dei bianchi, ma soprattutto in quelli dei neri.


Colonna sonora divina. A parte il tiepido brano di Elisa insieme ad Ennio Morricone, il resto è un tripudio di brani cult del cinema western, con aggiunte particolari di black music. Partendo da Luis Bacalov e da Riziero Ortolani, passando per Jim Croce e Anthony Hamilton per terminare con Rick Ross, John Legend, James Brown e 2Pac.
Django Unchained non può che definirsi un film epico, dalla sceneggiatura meravigliosa e da una colonna sonora che è un capolavoro.

Voto: 5/5
Pubblicato su: Stefano Critelli Designer

Nessun commento:

Posta un commento